Dentro l’opera: il segreto scolpito di Arnaldo Pomodoro
Dentro l’opera: il segreto scolpito di Arnaldo Pomodoro
Ci sono artisti che aggiungono, e altri che tolgono. Arnaldo Pomodoro faceva entrambe le cose: costruiva mondi e li spaccava, lasciando intravedere cosa si nasconde dentro la materia.
Il suo nome è legato all’oro del bronzo, al taglio netto che attraversa la superficie, alla forma geometrica che si apre come se custodisse un mistero. Ma Pomodoro non cercava l’enigma: cercava la verità. Quella che si cela sotto il lucido delle cose, oltre l’apparenza levigata del tempo.
Nato nel cuore della Romagna rurale, in un’Italia ancora senza contorni definiti, Pomodoro cresce tra artigianato e immaginazione. Si avvicina all’arte da autodidatta, passando per la gioielleria, per poi innamorarsi della scultura come linguaggio totale. Il suo gesto artistico non è mai decorativo: è una ferita aperta sul silenzio.
Tagliare per capire
Le sue celebri sfere non rappresentano mondi perfetti. Sono gusci rotti, scrigni meccanici, metafore del nostro tempo. La loro pelle levigata si spacca, rivelando un interno che sembra vivo, a volte fragile, a volte minaccioso. Non sono solo sculture, ma anatomie del mondo: sviscerano ciò che è nascosto dietro l’ordine, mostrando che anche l’armonia ha bisogno della frattura per esistere.
Pomodoro, con la forza calma di un maestro, ha inciso il metallo come se scrivesse. I suoi tagli parlano. Ogni opera è un testo tridimensionale che si legge con lo sguardo e si comprende con il corpo.
L’arte come territorio
Le sue opere non vogliono chiudersi in un museo. Stanno bene all’aperto, nei luoghi del passaggio, del movimento, del respiro urbano. Le sue colonne, i suoi dischi, le sue forme gigantesche sembrano architetture provenienti da un futuro antico, atterrate sulla Terra per farci riflettere.
Pomodoro non ha mai avuto paura della monumentalità, ma l’ha sempre resa intima, umana, leggibile. Non stupisce che molte delle sue creazioni vivano oggi in spazi pubblici, tra la gente, sotto la luce del sole. Lì dove l’arte respira con il mondo.
Oltre l’artista
Negli anni ha fondato un luogo – non solo fisico, ma anche ideale – per custodire e trasmettere il suo pensiero: uno spazio dove la scultura diventa dialogo, educazione, provocazione culturale. Pomodoro ha sempre creduto che l’arte dovesse servire, non solo decorare.
E anche ora che la sua mano si è fermata, le sue opere continuano a parlarci. Non ci chiedono di capire: ci chiedono di sentire, di avvicinarci, di sporgere lo sguardo oltre la superficie. Ci chiedono, in fondo, di essere curiosi. Come lui lo è stato, fino all’ultimo giorno.